Volevo il Successo ma ho scelto l’Avventura
Tutti i giorni mi chiedevo se prima o poi ce l’avrei fatta. Era una continua e forsennata corsa verso la consacrazione del successo. Essere sempre presenti, in prima linea ad ogni evento, in ogni circostanza. Approfittare, se capitava l’occasione, di incontrare qualcuno, ancora più influente dell’ultimo che avevo già conosciuto, che mi potesse appoggiare nel progetto che tentavo di portare avanti, o che avesse almeno quel potere che continuavo a cercare, ed auspicavo di trovare in ogni nuova persona.
E poi bisognava fare i conti anche con il “Karma”, ossia il frutto delle azioni compiute che si sarebbero dovute convertire in ritorno utile. Qualcuno mi aveva anche avvertito che la filosofia indiana prevedeva che tutto questo sarebbe accaduto in un’altra vita, ma io non avevo tanta voglia di aspettare, ed ho cominciato a considerare che il tutto si potesse concretizzare in quella che già possedevo.
Ma tutto questo, mi sarebbe stato concesso? Avevo dato abbastanza, per riceverne gli utili? Avevo contribuito nel modo giusto, perché ogni cosa tornasse indietro in maniera più sostanziale?
Nel libro “La metafora dei due alberi”, l’autrice Jennifer Delgado Suàrez, riesce a coniugare le cinque condizioni fondamentali per avere successo:
- PUNTARE IN ALTO
- LASCIARE LA ZONA DI CONFORT
- CONSIDERARE GLI OSTACOLI COME SFIDE
- COGLIERE LE OPPORTUNITÁ
- CONFIDARE NELLE PROPRIE FORZE
E intanto, mentre procedevo con ogni mezzo, nel proseguire con le intenzioni, come un tarlo, il dubbio cominciava ad insinuarsi dentro di me. Ma ero proprio disposto ad arrivare alla fine di questo progetto? Ero veramente deciso a raggiungere l’obiettivo, o avrei potuto vivere d’altro?
Non, che avessi smesso di sognare o di sfidare certe condizioni, ma l’idea dell’incerto, per ciò che già conoscevo, mi affascinava. Per altro intendevo andare a conoscere il mondo. Farmi ammaliare dalle sue bellezze e le sue estraneità. Farmi condurre verso un cammino diverso, e vivere di cose semplici e principalmente “Essenziali”.
La corsa verso il successo calò di intensità. Gli occhi erano chiusi, ma li riaprii. Ed io mi riconobbi. “Noi così abituati al superfluo da non riconoscere più l’essenziale”. (Anonimo)