Si stava Meglio quando si stava Peggio
Ci sono momenti nella vita di ognuno, specie se trattasi di persone con un ampio vissuto, che quell’attimo di difficoltà lo percepiscono come un “Alt” ai propri sentimenti. Una ricorrenza. Uno scorcio. Una contingenza. Niente, quando arriva quel momento tutto si annebbia. E non ricordano più neanche il titolo di quella canzone che accennavano spesso: “… Ma il cielo è seeeempre più blu”. Sicuramente l’allusione si rifà a qualcuno, sempre col senno di poi, che tra i tanti episodi, tra cui gioia, serenità e spensieratezza, rievoca avvenimenti e stati d’animo non più abbordabili. Forse per questo, certe frasi sono state pronunciate per essere dette: “Si stava meglio quando si stava peggio”.
Una di quelle locuzioni che pare siano sempre esistite, e che spunta puntualmente fuori, magari ogni qualvolta bisogna fare i conti con qualche divieto o una nuova regola, che potrebbe ridimensionare un normale tran tran quotidiano. E’ vero però. Noi del “Gettone Telefonico” riuscivamo a cavarcela anche senza cellulare. Le cartine stradali ci facevano comprendere che avere quattro mani era il minimo indispensabile per guidare e sapere dove andare allo stesso tempo. Oggi un normale navigatore riesce a farti sentire presente ovunque, anche se verrebbe comunemente sconsigliato, a chi si dovesse recare al cimitero. Certo, non è bello sentirsi dire: “Hai raggiunto la tua destinazione”.
Qualcuno lo pensa ancora, quando dice: “Si stava meglio quando si stava peggio”. Forse una giornata andata a male? Oppure un momento di mera nostalgia?
Un noto vignettista, Pietro Vanessi, ha voluto riassumere in poche righe la volontarietà di certe affermazioni: “Ci sono giorni terribilmente sinceri, in cui tutto mi appare drasticamente come è. Il peggio è che ce ne sono altri in cui rimpiango addirittura quei giorni.