Avrei voluto parlarvi di “Noi”

“E dopo aver espresso questa frase, si accomiatò dai presenti. Non si conobbero mai i dettagli, né da quale presagio fosse stato colto prima di congedarsi dagli altri.”…. Ci dà l’idea di qualcosa che abbiamo già letto o sentito dire da qualche parte. Potrebbe sembrare il prologo di un romanzo, dove l’interprete sta per divulgare un particolare dettaglio, relativo a qualcosa di cui aveva già accennato precedentemente. Ed invece? Si traduce in un semplice concetto autoreferenziale, dove ognuno di noi si sentirebbe sollecitato a proferire, pensiero o parola, di cui ne aveva fatto tesoro per molto tempo, e immagina sia giunto il momento di renderlo noto a tutti.

Sono sempre le conseguenze a determinare i fatti. Il periodo è ruggente. Non concede alla gente di incontrarsi. Non permette a nessuno di toccarsi. Ma ne abbiamo tanto bisogno, ed è qui che il sogno travalica ogni confine e si appropria di spazi e luoghi di cui, al momento, ne abbiamo solo sentore.

Ecco quindi, come quella semplice “Avrei voluto parlarvi di “Noi”, si tramuta in un grande desiderio di comunicare e condividere con tutti, quello che fino a qualche tempo fa, era solo l’ipotesi di un semplice progetto accantonato, e pertanto divenuto un auspicio, affinché magari qualcuno, ne avesse potuto trarne giovamento. Gli argomenti da trattare erano tanti: “Hobby. Lavoro. Amore. Salute. Vacanze. Famiglia. Sesso. Amicizie”

*** Adesso ognuno sa di cosa avrebbe voluto parlare l’autore in questo “Fantomatico” romanzo. Quello della nostra vita. Della nostra realtà. Già il pensiero di rimanere saldi ai nostri principi, è un modo per capire se tutto funziona ancora. Ma a pensarci bene rimane sempre quello spiraglio che sfiora le nostre menti, e che ci ricorda continuamente che: “Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che possa regolare la libertà della mia mente” (cit. Libera Mentis)

*** (l’ordine degli argomenti è puramente casuale e non ha alcuna attinenza con scelte e cronologie di carattere personale)